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Italy – The joint-venture between Indorama and Clivati closed the plant last year by firing the 60 employees – Ottana Polimeri workers write to the Minister of Labor Di Maio  Italy joint-venture Indorama Clivati closed Ottana plant
The joint venture between Indorama and Clivati closed the plant last year by firing the 60 employees, who now turn to the Minister of Labor.
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I lavoratori di Ottana Polimeri scrivono a Di Maio

La joint-venture tra Indorama e Clivati ha chiuso l’impianto l’anno scorso licenziando i 60 addetti, che ora si rivolgono al Ministro del lavoro.

Source : Polimerica

Italy joint-venture Indorama Clivati closed Ottana plantRiceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera pubblica inviata dai lavoratori di Ottana Polimeri al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio dove ripercorrono la storia dell’azienda e chiedono di aprire un tavolo al Ministero con i vertici dell’azienda. 
I firmatari ci hanno inviato la missiva, chiedendo di pubblicarla. “E’ un appello al ministro, ma anche una richiesta affinché l’Italia torni ad essere protagonista nel mercato del PET, riavviando l’unico impianto presente in Italia per la produzione di questo bene”, scrivono nella loro richiesta.

Ill.mo Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Dott. Luigi Di Maio

Chi le scrive sono i lavoratori ex Ottana Polimeri, per sottoporle la situazione e la vertenza che ci vede espulsi dalla nostra fabbrica dal Settembre 2017. Nel 2015 inviammo una lettera aperta al Presidente Renzi, rimasta lettera morta, senza alcun riscontro.

Ottana Polimeri è l’ultima società in ordine di tempo di ciò che fu la chimica di Stato a Ottana; il nostro impianto è nato negli anni 70’ sotto il controllo dell’ENI e negli anni 90′ ha conosciuto una ”selvaggia” privatizzazione, operando uno “spezzatino” degli impianti e delle produzioni, ceduti a diverse società ; La produzione del PET è uscita sempre indenne da chiusure e delocalizzazioni, tanto che fino al 2014 era l’unico impianto di produzione del PET in Italia e lo è tutt’ora.

Il PET è la materia prima delle bottiglie di plastica principalmente usate per l’acqua minerale e contenitori alimentari; una produzione che in tutta Europa è crescente, florida e in continua espansione. Per circa 18 anni e fino al 2010 il nostro impianto è stato di proprietà della multinazionale Dow Chemical Company, che lo ha ammodernato, anche grazie a 100milioni di euro di cui 36mil di fondi pubblici, e reso alla massima capacità produttiva.

Nel 2010 a causa degli alti costi energetici nel sito industriale di Ottana, la multinazionale Dow è andata via da Ottana, cedendo gli impianti proprio al gestore della centrale termoelettrica Paolo Clivati in joint-ventures con la multinazionale thailandese Indorama, attiva anch’essa nel mercato del PET. Da allora nel giro di 4 anni gli impianti hanno prodotto alla massima capacità (180.000 tonn.); dal 2012 è invece iniziata la cassa integrazione per crisi aziendale ed infine la fermata definitiva degli impianti. Dal 2014 non abbiamo più notizie di Indorama, che nel frattempo ha continuato la propria espansione in Europa (Spagna, Portogallo, Olanda, Polonia, Lituania) e in Medio Oriente (Turchia, Egitto).

Inutile dire che in questi 4 anni noi operai abbiamo sensibilizzato in tutti modi la politica Regionale e Nazionale, perché fossero convocati urgentemente Indorama e Clivati ad un tavolo tecnico per sapere che fine avrebbero fatto gli impianti e la loro possibilità di riavvio; tutto questo fino a Settembre 2017, infine hanno definitivamente chiuso la partita licenziando tutti gli operai, ma non mettendo in vendita gli impianti, quindi non concedendo a nessuna altra azienda di rilevarli.

Siamo quindi a chiederle, Egr. Sig. Ministro, di prendere in mano la situazione. Qui siamo di fronte alla più squallida e miserabile delocalizzazione, fatta sulla pelle di 400 famiglie da un gruppo industriale che ha distrutto e devastato il lavoro in una intera area , tutto questo però dopo aver preso milioni e milioni di soldi pubblici. Ci rivolgiamo a Lei, affinché convochi d’urgenza il gruppo Indorama-Clivati affinchè si trovi una soluzione dignitosa.

I nostri impianti di Ottana, come già detto sono nuovi di zecca, costruiti e revampati nel 2007, con le migliori tecnologie e maestranze altamente qualificate presenti sul territorio nazionale. Tecnici in larga parte giovani, preparati e professionali. Lei signor Ministro deve scongiurare ciò che ogni giorno sembra avvicinarsi, e cioè la rottamazione di un impianto efficiente e finanziato dalla collettività. O il loro trasferimento o vendita in altri siti industriali, magari dello stesso gruppo Clivati/indorama.

Vorremmo ricordare che la cessione degli impianti da parte della multinazionale Dow Chemical è avvenuta sostanzialmente a costo zero per gli attuali proprietari.

Essendo il nostro l’unico impianto in Italia per la produzione PET, in una zona (il centro Sardegna), ormai completamente deindustrializzata e in ginocchio, tale patrimonio può essere considerato strategico per l’Italia e messa sotto tutela dal suo Ministero. Il nostro territorio ha infatti perso oltre 3.500 posti di lavoro nella chimica, 1.500 nel tessile e tanti altri nelle manutenzioni e servizi.

Il giusto e forte impegno del Governo, delle Regioni e della politica per Alcoa, per Ilva e varie, in nome della strategicità nazionale delle produzioni di Alluminio ed Acciaio non vale per il PET? I paesi dove Indorama si è insediata hanno messo il tappetino rosso per l’arrivo di investimenti e la difesa dei posti di lavoro.

I lavoratori non chiedono elemosine o assistenza, chiedono un impegno forte e serio per creare le condizioni di un rilancio dell’industria ad Ottana, che sia con le produzioni tradizionali (che comunque hanno un grande mercato) o con quelle verdi o bio che si voglia (che comunque vanno in miscela con il PET) poco importa. Questo territorio ha bisogno non di tamponi, ma di uno sviluppo robusto, di veri posti di lavoro, non solo di cantieri temporanei (che sono comunque i benvenuti).

Quello che Le vorremmo chiedere è l’impegno a portare rapidamente ad un tavolo governativo la multinazionale Indorama, per verificare le necessità e le possibili condizioni di una ripartenza degli impianti. Se Indorama dovesse manifestare la volontà di non riprendere le produzioni, Le chiediamo di ricercare subito soluzioni alternative, a partire dai soggetti industriali italiani (Eni per prima), chiedendo agli attuali gestori di cedere gli impianti alle stesse condizioni a cui li hanno ricevuti.

Le chiediamo di agire subito, il prima possibile, e di dare un riscontro chiaro e inequivocabile del suo interessamento a noi e alle nostre famiglie. La fine del nostro ammortizzatore è purtroppo vicina…

© Polimerica –  Riproduzione riservata

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